
In un’epoca dove le contraddizioni sembrano ormai segnare il passo della nostra quotidianità, riportare una figura retorica ad un’analisi precisa e puntuale di costume e di Moda sembra essere necessaria.
Da qui, la scelta della prima parola chiave della collezione Primavera-Estate 2020 di Mitù “Alter_azione”, “ossimoro”, che equivale all’accostamento di due termini opposti tra loro ma destinati a rafforzare il concetto della parola stessa.
“Caos calmo”, così come “lucida follia”, per esempio: quante volte le abbiamo sentite dire o le abbiamo pronunciate noi stessi?
Ossimoro, quindi, anche nella ricerca moda ove gli anni’20 vedevano la comparsa di una figura contrastante per il periodo e rivoluzionaria in ogni sua scelta: Chanel, la “modista”, ossia, creatrice di cappelli, grazie alla quale le donne iniziarono ad indossare i pantaloni e le t-shirt a righe fatte di un jersey comodo ed elasticizzato.
Erano gli anni del primo post bellico e l’industria della moda subiva i primi danni, le prime costrizioni.
Cosa fare se non azzardare un protagonismo destinato ad arrivare fino ai giorni nostri?
Chanel fu la prima femminista della storia, che concepì un vero e proprio ribaltamento nei termini, tanto da divenire pioniera di uno stile “maschile” poi riconosciuto come “unisex”.
Ed ancora, gli anni’70 che videro la nascita de “Le Smoking” da parte di un altro mito indiscusso ed indiscutibile, Yves Saint Laurent, il quale “rubò” il completo maschile per antonomasia, dal guardaroba dell’uomo per farlo indossare alle donne dell’epoca (sapevate che all’epoca fuori dai ristoranti francesi – e non solo – campeggiava un avviso: “Vietato l’ingresso alle donne con pantaloni”?).
Un’altra contraddizione nei termini, quindi, che non fa altro che rafforzare l’ossimoro che la storia della moda determina come vincente e necessario per una parità di genere che, già dall’epoca, avrebbe dettato le pagine della nostra storia.
E poi le sottoculture, “subculture” per l’esattezza, che proprio negli anni’70 permisero ai giovani di Londra, prima, di New York, poi, di “alzare la testa” contro il mainsystem prestabilito ed imperante iniziando a porre le basi di quella ribellione di libertà e di valori a ritmo di musica “pop” ed “indie” e con un gusto vestimentario che portò la t-shirt bianca ad essere la tela su cui scrivere parole e slogan di necessaria rivoluzione.
Infine, le sottoculture oggi, con gli adolescenti che grazie alla sedicenne svedese Greta Thunberg scendono di nuovo in piazza, in gruppo, coloratissimi e bellissimi, per urlare contro la situazione climatica internazionale ed insegnandoci ancora una volta quanto per cambiare le regole serva alzare la voce, unendosi, facendo prendere il posto all’espressione verbale e relegando il silenzio in un anfratto di passata memoria.
La memoria, dunque, che porta brands notissimi nel nostro passato a riaffacciarsi al mondo con rilanci importanti, manovra economica e di stile operata da “United Colors of Benetton”, abile scelta di chi della rivoluzione immaginifica ne fece baluardo di etica ed estetica.
Sarebbe interessante, ora, che ognuno di noi ponesse l’accento sul proprio ossimoro, creando frasi che se sembrano prive di senso faranno sicuramente ragionare anche chi, al ragionamento, sembra aver sostituito il pensiero deponendo le armi di conoscenza e riconoscenza.
Chiudiamo per un attimo gli occhi, quindi, e concediamoci, per un attimo almeno, di scegliere dove stare.
E con chi, perché no…
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Staff – Momento In